Procida (capitale italiana della cultura 2022)

 

Ab. 10.082, procidani; altezza: m. 4,26 s.l.m.; Città metropolitana di Napoli, mappa - info Turista.: Info Point Proloco Stazione marittima; http://www.procida.net/proloco.htm; P.S. H.: Via A. De Gasperi. 

Nuovi reperti archeologici scoperti sull’isolotto di Vivara, un tempo unito a Procida, fanno ritenere che l’isola fosse abitata fin dal XVI – XV sec a. C. da coloni Micenei. Successivamente, intorno all’VIII sec. a. C., Procida fu abitata da coloni Calcidesi dell’isola di Eubea, poi da greci di Cuma. Durante l’epoca romana diventò un insediamento "diffuso", luogo di villeggiatura dei patrizi. Dopo la caduta dell’Impero romano d’Occidente subì le scorrerie dei Vandali e dei Goti, rimanendo sotto il dominio bizantino del duca di Napoli. In questo periodo si trasformò in borgo fortificato per accogliere le popolazioni in fuga dalle incursioni saracene. Subì la dominazione normanna e angioina; nel 1529 l’imperatore Carlo V la donò come feudo ad Alfonso d’Avalos del casato degli Asburgo. Nel XVII sec. fu occupata dalla flotta francese; nel 1734 subentrarono i Borbone. Nel 1744 per volontà del re Carlo III fu estinta la feudalità e il territorio dell’isola fu appannaggio della corona e diventò riserva di caccia. Nel 1799 Procida prese parte alla rivolta che portò alla proclamazione della Repubblica Napoletana. Dopo la restaurazione e la caduta dei Borbone, nel 1860 l’isola seguì i movimenti per l’unificazione italiana.   

L’isola di Procida appartiene, insieme al vicino isolotto di Vivara (riserva naturale statale dal 2002), al quale è collegata da un piccolo ponte, alle isole Flegree del golfo di Napoli; è situata tra l’isola di Ischia e Capo Miseno, coronata da circa 14 km di costa frastagliate e ripide. Da ovest a seguire si succedono le spiagge di Ciraccio e Ciracciello, a sud si trova il porticciolo della Corricella e la spiaggia di Chiaia; più avanti, dopo Punta Solchiaro, la spiaggia di Chiaionella, dove si forma un piccolo porto naturale per l’approdo di pescherecci e imbarcazioni da diporto. Di fronte si vede l’isolotto di Vivara a forma di falce. Procida, l’unico centro abitato dell’isola, diviso in nove grancie, le contrade. Si estende dalla Marina Grande alla spiaggia di Chiaionella. La forma urbanistica ha mantenuto e ripreso: lo stile dell’impianto svevo a Torre Murata; il sistema delle grancie rurali di scuola benedettina; persino l’edilizia di epoca settecentesca. La contrada più antica è quella di Terra Murata, mentre Corricella è il suggestivo borgo di pescatori. Procida, bella, profumata, colorata di tonalità pastello, insieme alla ricca Capri e alla verde Ischia, è la meno celebrata delle tre isole napoletane, la meno conosciuta. Forse perché, più delle altre isole, straordinariamente, la riconosciamo come un vicolo, una strada, una piazza, un quartiere, di Napoli, dove batte il cuore degli scugnizzi e ci si crogiola al sole senza pensieri. Insomma, un’isola capace di trasmettere un proprio messaggio, un suo racconto, la propria visione della cultura di piccola realtà isolana.

Procida è collegata con la terraferma attraverso un servizio di traghetti che fa la spola da Marina Grande, porto commerciale dell’isola, al molo del porto di Napoli, Calata Porta di Massa, da cui partono le navi per le isole partenopee. Nel 2021 il MIBACT, Ministero dei Beni e delle attività culturali e del turismo, ha designato Procida “Capitale italiana della cultura” per l’anno 2022. Non resta che seguire il profumo selvatico delle ginestre o l’aroma delle fresche squisitezze sfornate dalle sue panetterie e pasticcerie e perdersi tra i vicoli a Marina di Corricella, fermandosi magari alla Vineria Letteraria L’isola di Arturo per un aperitivo, sfogliando un libro e gustando bocconcini e ottimi vini.