Abruzzo e Molise, Itinerario n. 3/2022
Lungo le strade del Molise e dei suoi capoluoghi: Venafro – Isernia – Agnone - Campobasso - Gambatesa
Itinerario: Venafro - Gambatesa in 3 tappe:
Località: Venafro – Isernia - Agnone - Campobasso - Gambatesa
Stagione: tutte le stagioni. Tempo: 3 - 5 giorni. Lunghezza: Km. 162.
Venafro – Isernia km 23, circa h. 0,23’
Isernia - Agnone, Km 43, circa h. 0,43’
Agnone – Campobasso – Gambatesa, km 96, circa 1,40’
Un itinerario indimenticabile tra paesaggi carichi di fascino, incastonati su alture su cui dominano antichi castelli e oasi mistiche, immersi nella natura incontaminata. Si parte da Venafro, conosciuta come la “porta” dell’estremo Molise occidentale, ai confini del Lazio e della Campania, per salire verso l’alto Molise, al confine con l’Abruzzo e la provincia di Chieti. Si arriva a Isernia, giovane capoluogo di provincia; poi, penetrando la lussureggiante valle del Trigno caratterizzata dagli abitati arroccati su lingue di roccia, “i peschi”, a Pescolanciano, circondato dalle antiche mura su cui domina il castello dei duchi d’Alessandro. Superato il valico del Monte, a circa 1000 metri di quota si raggiunge la valle del Verrino, affluente del fiume Trigno, di cui Agnone, splendido borgo immerso nel verde dei boschi e circondato dalle montagne, è il principale centro e “porta” del Molise verso l’alto chietino. A questo punto, il percorso scende, attraversando strade tortuose e paesaggi unici che punteggiano il territorio, fino a raggiungere Campobasso, capoluogo regionale, in cui svetta il castello di Monforte, e il pittoresco borgo di Gambatesa.
Venafro
Ab. 10.867, venafrani; altezza: m. 222 s.l.m.; Provincia: Isernia, mappa info Turista: Piazza Cimorelli,2 - T. 0865 906202; Osp. di Continuità “SS Rosario”: via degli Alcantarini / Guardia medica.: Via Colonia Giulia, 20 – T.: 0865 907743
Insediamento Sannitico, che nel III sec. A. C. sostenne contro Roma le guerre sannitiche. Durante la guerra sociale Venafrum fu centro della battaglia decisiva in cui la “Lega italica” fu sconfitta da Roma. Nel I sec. a.C. fu alleata di Roma nella guerra contro Annibale e divenne municipio romano, famoso per l’ottimo olio. Nel medioevo fu Invasa dai Longobardi e dal VI sec. divenne, sotto la protezione del Ducato di Benevento, sede di una diocesi e importante centro di passaggio tra il Molise, l’Abruzzo e Napoli. Intorno alla fine del VIII sec. fu territorio di scontri tra le truppe di Carlo Magno e quelle longobarde. Lentamente, nei secoli successivi, la cittadina ebbe un periodo di floridezza economica di cui sono prova gli edifici dell’epoca, i monumenti, le chiese e i palazzi aristocratici. Ultimi feudatari furono i Caracciolo.
Venafro si estende nel verde lungo le pendici del monte S. Croce, il suo territorio si estende nell’omonima piana, attraversata dai fiumi Volturno e San Bartolomeo, le cui sorgenti sono situate nel laghetto “la pescara”, nel centro della cittadina, e circondata da montagne che superano i 900 m. Il centro storico, costruito sulla preesistente struttura urbana romana, appare come un borgo fortifico, lontano dall’antico centro romano, posto nella zona dell’anfiteatro. Ai piani alti degli edifici si trovano le abitazioni, mentre i piani bassi sono adibiti a botteghe artigianali, via Plebiscito ne è l’esempio. Mantiene ancora il vecchio sistema urbanistico dove si identificano bene il cardo e il decumano, mentre lo stile risente dell’influenza del barocco napoletano. Nell’abitato e nei dintorni si trovano tracce dell’antica Venafrum, come l’Anfiteatro, vicino alla stazione, il Teatro, in via delle Mura, tratti dell’acquedotto venafrano, importante opera che convogliava l’acqua del fiume Volturno fino al paese. Venafro è riconosciuta come la città delle 33 chiese, costruzioni di diverse epoche diffuse nel centro storico e nella zona pedemontana, molte delle quali chiuse al culto e abbandonate.
Da vedere
Concattedrale di Santa Maria Assunta, il duomo della cittadina, ai piedi del Parco Oraziano, costruzione tardo romanica, con portale centrale ornato da due leoni; risalente al V sec, ricostruita nella seconda metà dell’XI sec., sul finire del XVII sec. e durante il secolo successivo la chiesa fu ristrutturata in forme barocche. L’attuale forma è dovuta ai restauri avvenuti negli anni 60 – 70 del XX sec. L’interno a tre navate conserva opere pittoriche del XIV sec.
Castello Pandone, fortificazione megalitica trasformato in un mastio quadrato longobardo nel X sec., al quale nel XIV sec. furono aggiunte tre torri circolari e una cinta merlata. Nel XV sec. i Pandone, signori di Venafro, lo trasformarono completamente, aggiungendo un fossato e un ponte levatoio, mentre Enrico lo trasformò in residenza rinascimentale completandolo con un giardino all’italiana, uno splendido loggiato e facendolo affrescare con le immagini dei suoi cavalli. Oggi il castello ospita il Museo Nazionale del Molise, che raccoglie opere del territorio regionale.
Palazzo Caracciolo, in piazza Cimonelli, costruzione del XV sec., voluto dalla duchessa di Durazzo. Una vera e propria fortezza merlata con molti elementi rinascimentali.
Chiesa dell’Annunziata, nel largo omonimo, vicino a Palazzo Caracciolo o Castello Pandone, nella parte alta della città, costruzione del XIV sec. in forme barocche e tratti di stile romanico, completata intorno alla metà del XVIII sec. L’interno a navata unica custodisce un notevole affresco della Madonna in gloria tra Santi e Apostoli.
Basilica dei SS. Martiri Nicandro, Marciano e Daria con annesso il convento, nella periferia est, restaurata nel 2001. L’interno a due navate conserva un altare in legno intarsiato e i quadri del pittore molisano A. Trivisonno. Sotto l’altare maggiore si trova la cripta di S. Nicandro.
Chiesa del Viatico, in via Cavour, detta “Cristo”, della seconda metà del XVI sec.
Chiesa di San Giovanni in Platea, chiamata “San Francesco”, in Piazza Nicola Maria Merola, risale al XIV sec., ricostruita più volte a causa di diversi terremoti, in forme barocche.
Palazzina Liberty, si affaccia sul laghetto “la pescara”, costruita agli inizi del ‘900, oggi è un centro polifunzionale e ospita manifestazioni culturali.
Museo Archeologico di Venafro, nell’ex monastero di Santa Chiara, eretto nel XVII sec.
Villa Maria, giardino pubblico di circa un ettaro, nel cuore del centro cittadino, ricco di verde e di acque, con ruscelli e un laghetto.
Nei dintorni
Parco Oraziano, parco regionale agricolo storico dell’olivo di Venafro, area naturale protetta e primo parco regionale del Molise.
Oasi naturalistica Le Mortine, area naturale protetta che abbraccia un’estesa isola demaniale fluviale e un lago artificiale. Il comprensorio era il limite settentrionale della Reale Caccia Borbonica di Venafro e Torcino. La gestione del territorio è affidata all’Associazione Pianeta Terra Onlus.
Monteroduni, circa 16 km a nord est, piccolo comune situato a 460 m. s.l.m., dove si staglia il magnifico Castello dei Pignatelli dell’VIII sec., modificato nel XIV sec. dagli angioini e nel XVII sec., quando diventò residenza gentilizia della stessa famiglia Pignatelli. Da vedere la chiesa madre di San Michele risalente all’VIII – IX sec., ricostruita dopo il terremoto del 1806, i cui lavori furono completati nel 1882. La chiesa è posta sullo stesso Piano Sant’Angelo dove ha sede il castello, di cui era l’antica cappella.
Manifestazioni
Fiera di S. Nicandro e il Trofeo di S. Nicandro, gara podistica di interesse nazionale; si svolge il 17 giugno durante i festeggiamenti dei Santi patroni.
Gastronomia
Mozzarella di Bufala Campana D.o.p.- Ricotta di Bufala Campana D.o.p. (il territorio di Venafro, fino all’unità d’Italia apparteneva alla “Terra di lavoro” comprensorio campano, di cui evidentemente ha mantenuto le tradizioni gastronomiche) /Olio EVO chiamato l’Aurino/ ortaggi/ pane e taralli all’olio di oliva/ “scisc”, specie di ciambelle.
Da non perdere
Acquasale, pane bagnato nell’acqua con sale, olio, peperoncino, origano e pomodoro/ Polenta con i “caurigi”, polenta verde a base di verdura olio e piccoli cavoli/ zuppa alla Santé, un brodo di gallina la cui carne viene spezzettata insieme a polpettine di vitello, scarola e uovo sodo tritato /agnello alla monteforte.
Vini
Molise Doc/ Pentro Doc/ Tintilia del Molise Doc/ Rotae Igt
Alberghi
Dimora del Prete di Belmonte, via Cristo, 49 – 0865 900159
Venafro Palace Hotel ****, SS 85 Venafrana – 0865 904437
B&B La Corte dei Morra, via Anfiteatro, 15 – 347 8539044
Ristoranti
Il Concio, P.za Vittorio Veneto, 2 – 389 2176515
Antico Borgo, via Vittorio Emanuele III, 58 – 0865 900797
L’Argine, via Publio Ovidio, 3 – 338 5779093
Isernia
Ab. 21.666, isernini; altezza: m. 423 s.l.m.; Provincia: Isernia, mappa - Info Turista.: via M. Farinacci, 11; P.S. H.: via S. Ippolito – T. 0865 4421
L’antica Aesernia fu una delle principali città sannite, colonia romana nel 263 a. C., diventata municipio in epoca imperiale, venne distrutta nel 456 dai vandali di Genserico . Nel VII sec. i longobardi del ducato di Benevento ne promossero la rinascita, mentre sotto il dominio normanno subì una fase di decadenza e numerosi saccheggi da parte dei saraceni. La città si risollevò sotto gli svevi nel XIII sec. Nel 1519, Carlo V decretò la sua annessione al Regno di Napoli. I bombardamenti degli alleati, nel 1943, danneggiarono gravemente l’intero abitato e provocando la morte di numerose persone. Dal 1947 il governo mise in atto un piano di rinascita della città, che lentamente ha dato corso allo sviluppo così che nel 1970 il Parlamento stabilì l’istituzione della nuova provincia di Isernia.
Da vedere
Fontana Fraterna, è il simbolo della città, posta nella piazza San Pietro Celestino V, la piazza principale della città, la cui pavimentazione ricorda la planimetria delle abitazioni distrutte nel bombardamento del 1943, dove venne trasferita a seguito dei bombardamenti del 1943 (prima era posta in piazza della Fraterna, da cui prese il nome). Si tratta di un’elegante costruzione risalente al XV sec., che ha l’aspetto di una loggia a sei arcate a tutto sesto le cui sottili colonne poggiano sulla vasca di pietra. Al centro della vasca una lastra di marmo decorata con due delfini e un fiore definiscono l’opera.
Piazza della Repubblica, dove nel 1998 fu posta una scultura in pietra molto suggestiva, di Pietro Cascella, denominata “L’Incontro”, che simboleggia l’anima della città, fondata sull’incontro di tante strade e culture diverse.
Cattedrale di S. Pietro Apostolo, per mezzo dell’Arco di S Pietro attraversata da corso Marcelli, sorge su un antico tempio pagano del III sec., più volte ristrutturata a causa di vari terremoti. L’aspetto attuale si ispira alle forme neoclassiche della ricostruzione avvenuta nel 1837. Presenta, sulla parte anteriore, un grande timpano triangolare in travertino, sorretto da due coppie di pilastri agli angoli e da quattro colonne ioniche, all’interno la chiesa è suddivisa in tre navate da pilastri in marmo.
Monastero di S. Chiara delle Monache, risalente all’XI sec., della cui chiesa di forma romanica distrutta, restano il campanile e il portale, oggi ospita il Museo Nazionale, la Biblioteca Civica e parte del Museo Paleolitico di Isernia.
Chiesa di S. Francesco, ricostruita nel XVIII sec., conserva il portale romanico originario.
Acquedotto Romano, di origine romana è scavato nelle rocce nel sottosuolo della città e funziona ancora oggi.
Isernia – La Pineta, sito archeologico del Paleolitico risalente a circa 700.000 anni fa, rinvenuto nel 1979 a pochi metri dal centro abitato.
Necropoli della Quadrella, nella località omonima, a sud del centro abitato.
Nei dintorni
Santuario di Maria Santissima Addolorata di Castelpetroso, circa 12 km a sud est, complesso religioso che si erge tra i boschi alle pendici del monte Patalecchia, in stile neogotico, costruito sul finire del secolo XIX, a valle del luogo in cui, secondo la tradizione, nel 1888 apparve la Madonna a due pastorelle del luogo. Le sette cappelle che compongono la Basilica rappresentano i sette dolori di Maria, come sette sono le edicole che segnano il percorso dal Santuario al luogo dell’apparizione. Poi, lungo il sentiero di Tobia si raggiunge la vetta del Monte Patalecchia. Dal Santuario, più avanti per 8 km verso est, si giunge al suggestivo piccolo borgo medievale di Castelpetroso
Cerro al Volturno, circa 24 km a nord ovest, borgo posto su uno sperone di roccia, a 572 m. s.l.m., immerso nel verde fitto di boschi di quercia, da cui deriva il nome. Su queste alture il Castello Pandone dell’XI sec. domina il paese e l’intera valle, mentre la chiesa di Santa Maria Assunta, nel centro dell’abitato, testimonia la ricchezza artistica del luogo. Infatti, più avanti verso ovest, circa 5 km, nel territorio di Castel San Vincenzo e di Rocchetta al Volturno, si staglia la splendida abbazia benedettina di San Vincenzo al Volturno, costruzione del V - VI sec. in forme longobarde, oggi abitata da una comunità di suore. Sul sito, vicino al fiume, sono stati riportati alla luce gli edifici più antichi insieme alla Cripta di Epifanio, di epoca carolingia, e una serie di affreschi, tra i più importanti esempi in Italia di pittura altomedievale.
Manifestazioni
Processione del Venerdì Santo, con la partecipazione dei fedeli incappucciati
Fiera nazionale del tartufo bianco, dicembre
Gastronomia
Tartufo Molisano/Cipolla di Isernia/Olio Extravergine di oliva del Molise DOP/Formaggi/Soppressata/Trota fario/Miele
Vini
Pentro, vino locale bianco, rosso, e rosato
Alberghi
Grand Hotel Europa Isernia****, viale dei Pentri, 76 – T.: 0865 1956442
Residenze Portacastello***, vico Storto Castello, 42 – T.: 334 6182763
Il Piccolo Principe***, Strada Statale 17 - T.: 338 482 3633
Ristoranti
Existo – Osteria Molisana, Corso Marcelli, 317 – T.: 0865 299379
Da Patrizio, Corso Marcelli, 37 – T.: 0865 299516
Trattoria Antiche Mura, Traversa occidentale, 8 – T.: 0865 299651
Agnone
Ab. 4.629, agnonesi; altezza: m. 830 s.l.m.; Provincia: Isernia - mappa - info Turista: c/o Comune, via Verdi, 9 - T. 0865 723208; P.S.H.: presidio ospedaliero S. Francesco Caracciolo, via Marconi, 22 – T.: 0865 7221
Antico insediamento preromano. Secondo la tradizione, non confermata dagli storici, Agnone sembra sia nata sulle rovine della città sannitica di Aquilonia distrutta dai romani. Nel medioevo, durante la dominazione longobarda diventò un importante castrum, chiamato Civitellae, fornito di una cintura muraria possente, danneggiate nel terremoto del 1096 e ricostruite durante il periodo svevo. La città andò decadendo nei secoli successivi fino alla fine dell’XI sec., quando risulta tra i principali castelli della famiglia Borrello, la quale proveniente da Venezia portò sul territorio soldati e artigiani veneziani, i quali fondarono il paese odierno. Nel periodo angioino e poi aragonese crebbe l’importanza del paese, che divenne libero da soggezioni feudali. Seguirono gli anni della dominazione spagnola, quindi dei Borbone i quali abbatterono le mura insieme alle 7 porte urbiche di accesso. La pianta del borgo non subì conseguenze e l’impianto urbanistico si è ben conservato fino a noi.
Agnone è situata in posizione panoramica da cui domina la valle del Verrino. Mantiene il disegno urbanistico medievale. Sul cardo esterno della città si apre un belvedere, trasformato in splendido parco pubblico con a lato la pregevole chiesa di San Marco Evangelista, risalente all’XI sec., la cui costruzione è connessa alla rifondazione del paese per opera della famiglia dei Borrello, soldati di ventura di Venezia, i quali diedero impulso alla ricostruzione del borgo, il cui nucleo storico ricorda le forme urbanistiche veneziane. Procedendo lungo i vicoli del centro, piccole statue di pietra raffiguranti i leoni di Venezia accompagnano il cammino, mentre pittoresche botteghe si aprono man mano, richiamando forme veneziane, tra cui l’antica bottega orafa situata in via Garibaldi, al piano terra del palazzo dei Conti Minutolo in perfetto stile veneziano con i suoi leoni lagunari e la bifora murata. Agnone è definito il paese delle campane, grazie alla straordinaria storia della famiglia Marinelli, famosa “fonderia del Papa”, che produce campane avvalendosi dello stemma papale ad essa conferito nel 1924 da Papa Pio XII.
Da vedere
Palazzo della città, in via Alfieri, una costruzione rinascimentale del XV sec., caratterizzato alla base da una muratura a conci, residenza delle famiglie aristocratiche, oggi diventata sede di un Hotel.
Piazza Plebiscito con la fontana marmorea, cuore del centro storico, in cui si congiungono sette strade che uniscono altrettante zone del borgo antico.
Chiesa parrocchiale di San Francesco e convento, costruzione del XIV sec. con portale gotico sormontato da uno splendido rosone. Presenta una notevole cupola a tamburo e un campanile del tutto originale con la parte finale in ferro battuto. L’interno custodisce ricchi altari e affreschi pregevoli. Adiacente alla chiesa si staglia l’ex convento dei Padri conventuali, oggi sede della biblioteca comunale e della Mostra permanente del libro antico.
Chiesa di S. Emidio, in via V. Emanuele, costruzione del XIV sec. con portale gotico con facciata a capanna con un pregevole portale e un rosone a oculo. L’interno ha due navate di importante fattura.
Chiesa di S. Antonio Abate, eretta nel XII sec., successivamente modificata ha mantenuto le sue forme originali, attaccata alle mura, si presenta maestosa insieme al campanile alto circa 30 m. da corso V. Emanuele vi si accede attraverso una scalinata di 9 gradini.
Chiesa di S. Pietro, di origine medioevale, ricostruita nel XVIII sec.; risulta che nel 1083 fu assegnata dal conte Gualtiero Borrello al priore Giovanni della chiesa di S. Nicola. È la più antica chiesa di Agnine.
Nei dintorni
Capracotta, circa 20 km a nord ovest, borgo posto a 1.421 m s.l.m. è diventata un’apprezzata località turistica, nota soprattutto per gli sport invernali. Presenta due notevoli impianti, uno per lo sci alpino presso Monte Capraro, munito di seggiovia e l’altro per lo sci di fondo presso Prato Gentile.
Pescopennataro, circa 15 km a nord, piccolo borgo dalle antiche origini, circondato dal verde dei suoi abeti domina la valle del Sangro, è diventato un centro di villeggiatura, riconosciuto come il paese della pietra per la presenza di maestri scalpellini. Nel territorio notevoli sono le vie attrezzate per l’arrampicata sportiva e per l’alpinismo, richiamo per ogni appassionato. Da vedere: l’eremo di S. Luca, scavato nella roccia calcarea da cui si gode una vista incantevole; il tratturo Ateleta – Biferno vera testimonianza di quelle che furono le strade degli antichi pastori; il parco di Pinocchio, situato nella pineta Bosco del Barone, dove esiste un sentiero su cui sono state adibite sculture raffiguranti momenti della vita dell’eroe monello. Il comune fa parte dell’associazione “Borghi Autentici d’Italia”.
gastronomia
Formaggi dolci, scamorze, trecce, ricotte, caciocavallo di Agnone/ Sagne, pasta fresca a pezzi, con sugo di agnello/ maccheroni alla chitarra/ cavatelli/ le pallotte/ salsicce/ le costolette di agnello/ mostaccioli con marmellate / pastareale / campane di cioccolata/ il confetto riccio.
Da non perdere
Fettuccine ai funghi porcini e tartufo/ nodi di trippa e i magliatelli/ zuppa alla santè versione locale.
Alberghi
Hotel Il Duca del Sannio****, via Marconi, 26 – 0865 77847
B&B Largo Alighieri, via Alighieri, 6 – 347 6583635
B&B Il Tomolo, via Castelfidardo, 2 – 338 8705347
Ristoranti
La Panonda, via F. D’Onofrio, 5 – 335 1648950
Terra Mia, piazza Plebiscito – 0865 77843
La Locanda Mare e Monti, via Gualtiero, 73 – 329 4657284
Campobasso
Ab. 49.230, campobassani; altezza: m. 701 s.l.m.; Provincia: Campobasso - mappa - info Turista: Piazza Vittorio Emanuele II, 27 - T. 0874 405299; P.S.H.: Ospedale A. Cardarelli: via Luigi Montalbò – T.: 0874 4091
La fondazione dell’insediamento risale all’VIII sec. per opera dei longobardi che ne fecero una roccaforte difensiva. Con la conquista normanna la città divenne un importante centro commerciale e amministrativo. Tra i sec. XV – e XVI sec. i Signori di Monforte – Gambatesa costruirono il castello e crearono una zecca. Successivamente, dopo vari conflitti la cittadina passò ai Carafa, fino alla morte dell’ultimo discendente, nel XVIII sec., quando riuscì a diventare comune indipendente. La città fu teatro di duri combattimenti durante la Seconda guerra mondiale.
Campobasso è distesa lungo le pendici di un colle la cui parte moderna è situata in pianura, nell’alto bacino del fiume Biferno, circondato dai monti del Sannio e del Matese.
Da vedere
Castello di Monforte, in v.le delle Rimembranze, nella parte più antica del centro storico. Maestoso edifico a forma quadrangolare con torrioni angolari e mura merlate. Risale all’alto medioevo, ricostruito nelle attuali forme dopo un terremoto nel 1549 per volontà di Cola Monforte.
Chiesa di Santa Maria Maggiore, costruzione dell’XI sec., ricostruita nel 1525, si trova accanto al castello.
Chiesa di S. Giorgio, in via delle Rimembranze, la più antica della città, risalente all’XI sec. sui resti delle rovine di un antico tempio pagano. Presenta una scarna facciata romanica con portale ornato da una lunetta a cui si affianca una croce in pietra del 1300. All’interno conserva alcuni antichi affreschi e alcune statue del XVII sec.
Chiesa della Santissima Trinità, la Cattedrale cittadina, eretta agli inizi del XVI sec., distrutta da un terremoto e ricostruita in forme neoclassiche nel 1829.
Chiesa di S. Bartolomeo, in via Chiarizia, costruzione dell’XI sec. in pietra calcarea, in forme romaniche, restaurata nel XVII sec. presenta un notevole portale e un campanile romanico.
Villa de Capoa, parco cittadino con varie statue e numerose varietà di specie vegetali.
Nei dintorni
Ferrazzano, circa 5 km a sud, pittoresco borgo arroccato in bella evidenza cinto dal verde dei boschi. Da vedere nella piazza principale, il castello costruito dai Carafa nel XV sec.; la chiesa dell’Assunta di epoca romanica, al cui interno è conservato un meraviglioso pulpito ligneo del XIII sec.
Sepino, circa 25 km a sud, la località fa parte del club dei borghi più belli d’Italia. Insediamento preromano le cui tracce sono precedenti al IV sec. a.C., con pianta trapezoide, mura fortificate e la via principale che conduceva al Foro e all’Acropoli. Chiamato Altilia, nel periodo augusteo, il paese venne abbandonato e, più in basso, nella valle fu fondata Sepinum, città romana fortificata con ben 25 torri e un foro con la basilica. La città ebbe un grande sviluppo commerciale, specie nella pastorizia. Nel IV sec. entrò a far parte del ducato di Benevento, nel IX sec. con l’invasione dei longobardi la città si spopolò e ancora più a valle fu creata un’altra città fortificata con castello e chiese, mentre la zona vecchia di Altilia fu ripopolata dai pastori, che riutilizzarono i resti delle opere romane come case, chiamando il centro “Terravecchia”. Alla fine del secolo scorso, avendo suscitato notevole interesse, il sito archeologico è stato restaurato. Da vedere, oltre il sito archeologico: la chiesa di Santa Cristina, nel centro cittadino, col campanile a forma di “bottiglione”, risalente al XII sec.; la chiesa di S. Lorenzo col campanile romanico; la chiesa sconsacrata di Santo Stefano che oggi ospita il teatro comunale.
Riccia, circa 25 km a sud est, l’antico centro sannita di Aritia, conquistato da Silla durante la guerra sociale. Cittadina divenuta importante nel XII sec. con la dominazione angioina e la costruzione del castello sopra le mura sannite. Si distingue un pregevole centro storico, che ha mantenuto l’impianto medievale a pianta elicoidale irregolare, dominato dalla torre del castello, costruito nel 1285. Sulla via principale, via Castello, si alzano la chiesa della Madonna delle Grazie, del XVI sec., la Zecca antica; più in basso, la chiesa della Santissima Annunziata, in via Bartolomeo Zaburri, del 1378; la chiesa madre di Santa Maria Assunta, in via Arco del Filosofo, del XIII sec. La parte più moderna, chiamata “Terranova” si estende tra gli assi di via Roma e viale Marconi, si sviluppa attorno all’area del Municipio, dove si trovava l’ex convento dell’Immacolata Concezione, dietro il quale è situato il piazzale quadrangolare intitolato a Umberto I di Savoia
S. Maria della Strada, circa 13 km a nord, nel comune di Matrice, si staglia isolata nella campagna circostante, costruita intorno al XII sec., all’interno custodisce varie opere d’arte rinascimentale. Proseguendo verso nord per ulteriori 25 km, si raggiunge il piccolo e pittoresco borgo di Civitacampomarano, dove svettano: il Castello angioino, dichiarato monumento nazionale nel 1979; la chiesa di Santa Maria Maggiore dell’XI sec., completamente ricostruita in stile gotico dagli angioini e ampliata e modificata nel periodo barocco; la chiesa di S. Maria delle Grazie, in via Vincenzo Cuoco, attualmente unica chiesa aperta del borgo, di epoca non definita, ha il portone d’entrata e il fonte battesimale della chiesa di S. Maria Maggiore, crollata nel 1903, mentre il portale a sesto acuto è di origine tardo gotica; la chiesa di S. Giorgio Martire, eretta intorno al X sec. su uno strapiombo che domina il paese; la casa natale di Vincenzo Cuoco. Nel territorio del comune si possono osservare i Calanchi, sito dichiarato di interesse Comunitario, per la particolare caratteristica che assumono alcuni terreni argillosi locali, modellati dall’azione erosiva delle acque piovane.
Baranello, circa 13 km a ovest, paese alle pendici del monte Vairano su cui è possibile vedere i resti di un antico insediamento sannitico. Nel Municipio ha sede un interessante Museo civico che conserva collezioni eterogenee.
Gambatesa, circa 31 km a est, borgo situato in collina da cui si gode una magnifica vista sull’immenso lago di Occhito, dalla particolare sagoma a Y, che si estende dal santuario di S. Maria della Vittoria fino alle pendici del monte S. Giovanni. Nel suo centro storico il paese presenta il Castello di Capua, fortificazione medievale che divenne la dimora della famiglia feudataria Di Capua. Oggi, dopo i recenti restauri è diventato una splendida pinacoteca grazie ai numerosi affreschi di Donato da Copertino della metà del XVI sec. Vicino al castello si staglia la chiesa parrocchiale di San Bartolomeo apostolo del XVI sec. a tre navate con campanile. Fuori dal borgo, in campagna, è situata la chiesa di S. Nicola, risalente al XIV – XV sec., restaurata più volte, un esempio dell’arte sacra romanico – rinascimentale, dalla forma semplice con facciata a timpano; l’interno a navata unica conserva pregevoli dipinti.
Gastronomia
Fusilli/ “crejuoli”, maccheroni alla chitarra/ laganelle, pasta fresca condita con i fagioli/ taccozze, pasta fresca condita con fagioli e pomodoro/ vari tipi di formaggi e insaccati/ sedani bianchi/ “picellati”, ravioloni dolci/ “casciate”, dolce a forma di mezza luna ripieno con uova, ricotta o cacioricotta/ Mandorle atterrate, scoppiettate nello zucchero e ricoperte.
Da non perdere
Cavatelli, cubetti di pasta fresca incavati con uno o più dita, conditi con le cime di rapa e soffritto di maiale / ragù campobassano, preparato con la “brasciola”, una fetta di carne arrotolata ripiena di uova sode, lardo di prosciutto e salsiccia/
Vini
Biferno Doc/ Tintilia del Molise Doc/ Molise Doc
Alberghi
Hotel S. Giorgio ****, via Insorti d’Ungheria, 38 – 0874 493619
Centrum Palace ****, via G. Vico, 2 – 0874 413341
Antica dimora la Terrazza, via G. Marconi, 133 – 328 3862839
Ristoranti
Aciniello, via Torino, 4 – 328 5585484
Monticelli Sapere e Sapori, via S. Antonio Abate, 33 – 0874 418460
Il Sagittario, via M. Zaccardi, 74 – 0874 698413