Cfr: Basilicata, itinerario n. 3/2023 - Da una costa all’altra, lungo le Valli del Noce e del Sinni: Maratea - Lagonegro - Latronico - Senise -Tursi - Policoro
Ab. 4.777, tursitani; altezza: m. 210 s.l.m.; provincia: Matera - mappa - Info Turista.: Municipio, piazza M. SS. di Angloma - tel. 0835 531202; P.S.H.: Viale Salerno Policoro tel. 0835/986312
Insediamento risalente all’età del ferro, abitata dai Coni, stirpe di Enotri stabilitisi tra i fiumi Agri e Sinni, colonizzata dagli ellenici. L’area su cui fu fondata Tursi, secondo alcuni storici, è quella dell’antica Pandosia, distrutta tra l’81 e il 72 a.C. da Silla durante le guerre sociali. L’abitato si sviluppò intorno al V sec. intorno a una torre o castello, dove la popolazione della città di Anglona si rifugiò, sfuggendo alle scorrerie dei Visigoti. Nel primo quarto del IX sec. a seguito dell’occupazione saracena si svilupparono nei centri urbani piccoli presidi militari (ribat), chiamati comunemente rabatane. Nell’890 le truppe bizantine sconfissero gli arabi e Tursi diventò capitale del Thema di Lucania e sede vescovile di rito ortodosso. Il castello venne ampliato e fortificato e il borgo ebbe un fiorente sviluppo, tanto che nel XV sec. diventò la città più popolosa della regione con oltre 10.000 abitanti. Dall’inizio del XVIII sec. fu il primo dei quattro ripartimenti della provincia di Basilicata, fino alla riforma borbonica del 1816. Nel 1848 a Tursi si manifestò l’occupazione di vasti territori demaniali e della diocesi. Nel 1861, durante l’impresa dei Mille, nella zona si verificarono gravi episodi di brigantaggio.
Il centro storico di Tursi chiamato “Rabatana” è situato su una rocca a strapiombo sulla valle sottostante, dove si è sviluppato il resto del borgo. Poggia su tre voragini: “il fosso della Palmara”, a nord, “il fosso di S, Francesco”, a est, il “fosso della Cattedrale”. Il nucleo viene chiamato Rabatana, stile urbanistico arabo – musulmano, che lo caratterizza dal resto della cittadina dove si trovano influssi bizantini e normanni. La Rabatana con la chiesa di Santa Maria Maggiore e con le sue stradine labirintiche che si alternano in un continuo sali - scendi è la parte alta dell’abitato, a cui è collegata, tramite una splendida scalinata in pietra, chiamata “Petrizza”, costruita nel 1594, la chiesa di San Michele Arcangelo e la borgata omonima. Nella parte bassa è situata la cattedrale dell’Annunziata da cui dipartono le numerose altre contrade cittadine.
Da vedere
Castello, posto su una collina a 346 m. s.l.m., costruito dai Goti intorno al V sec., difeso naturalmente da tre strapiombi di oltre 100 m. oggi ne rimangono i resti e i9 cunicoli sotterranei. Molti reperti rinvenuti negli scavi archeologici del sito sono esposti nel Museo archeologico nazionale della Siritide di Policoro
Cattedrale dell’Annunziata, in piazza Maria Santissima, eretta nel XV sec., in stile rinascimentale, con campanile. Ampliata con modifiche nel XVII sec. Edificio a croce latina a tre navate, l’interno è diviso con colonne ad archi a tutto sesto. La piazza, centro cittadino, ospita pure il Vescovsdo, la sede del Municipio e il monumento ai Caduti tursitani nelle due guerre mondiali.
Chiesa di Santa Maria Maggiore, nella parte storica chiamata Rabatana, eretta tra il IX – X sec. dai monaci basiliani. All’interno custodisce pregevoli opere d’arte. Vicino si erge Palazzo Latronico, il più grande palazzo di Tursi, fornito di un ampio atrio e una particolare torre del belvedere.
Palazzo Brancalosso o del Barone, in piazza Plebiscito, dove si staglia la Chiesa di S. Filippo Neri, intitolata al patrono del paese, costruita nel 1661 in forme barocche. L’interno a tre navate conserva alcune opere artistiche di F. Oliva.
Palazzo Pierro, casa del famoso poeta dialettale Albino Pierro, nel Rione S. Michele, la struttura gode di una splendida vista. Oggi ospita la “Biblioteca Pierro” e il “Parco letterario Albino Pierro”.
Convento di San Francesco, situato sulla collina sopra il rione Santi Quaranta, a est del centro abitato, edificato nel 1441. Monumento nazionale dal 1991.
Convento di San Rocco, posto sulla collina ad ovest del centro abitato, costruzione risalente al 1589. Alla fine del secolo scorso, grazie alla concessione d’uso attribuita dal vescovo alla Fondazione Exodus Onlus di Don A. Mazzi per il recupero dei tossicodipendenti, la zona e il complesso sono stati riqualificati e migliorati.