Puglia, itinerario n. 3/2022
Alto Salento, Valle d’Itria e Basse Murge: Carovigno - Ceglie Messapica - Martina Franca - Cisternino - Locorotondo - Alberobello - Noci - Castellana Grotte - Polignano - Monopoli - Fasano - Ostuni
Itinerario: da Carovigno a Ostuni in 4 tappe
Località: Carovigno - Ceglie Messapica - Martina Franca – Cisternino - Locorotondo - Alberobello - Noci - Polignano - Monopoli – Fasano - Ostuni
Stagione: tutte. Tempo: sette/dieci giorni. Lunghezza: Km. 163
I) Carovigno – Ceglie Messapica - Martina Franca, km 37
II) Martina Franca - Cisternino - Locorotondo - Alberobello, Km 32
III) Alberobello - Noci - Castellana Grotte – Polignano, km 43
IV) Polignano - Monopoli – Fasano - Ostuni, Km 51
Il viaggio che ci accingiamo a descrivere è come un set di un film, un set che si rinnova chilometro dopo chilometro, illuminato dalla luce del sole abbacinante che si riflette sulle onde del mare, rimbalza tra le piante degli ulivi e dei vigneti, accende la strada e i luoghi teatro dello spettacolo.
Dunque, attenzione, “ciak si gira” la bellezza delle Oasi Marine, dei “Borghi Bianchi”, della verde terra dei Trulli, delle Grotte carsiche, delle spettacolari scogliere e degli antichi scavi archeologici della Bassa Murgia. Uno spettacolo nello spettacolo, un percorso lungo e avvincente, unico e unito da un filo conduttore comune: “l’uomo e la natura”. Uno scenario che riteniamo ogni viaggiatore debba vedere e conoscere. Insomma, per noi un viaggio che merita il sacrificio. Ora, bando ai preamboli e via.
Si parte alla scoperta di luoghi antichi, luoghi senza tempo, dalle coste adriatiche, ai margini settentrionali del Salento, penetra nella verdissima Valle d’Itria, grande depressione carsica delle Murge meridionali, il cui nome risale al culto antico per la Vergine orientale Odigitria, dal XVI sec. venerata come Madonna d’Idria o Itria, e si conclude nella Bassa Murgia, toccando il cuore.
Muoviamo dalla Riserva Naturale Statale Marina Torre Guaceto dove il mare cristallino, la spiaggia, le falesie, i canneti costituiscono lo sfondo alla restaurata Torre aragonese da cui l’Oasi prende il nome.
Proseguiamo per Torre Santa Sabina dove si avvista l’antica Torre merlata, stretta tra le tamerici, gli scogli e il mare.
Quindi, lasciamo la costa e saliamo dolcemente per le colline dove lo spettacolo della natura è travolgente, tra piante e fiori selvatici, a bordo strada distese di alberi da frutto e di uliveti segnati da ordinati muretti a secco, cavalli di lavoro nei prati, mucche e pecore che pascolano libere, qua e là si intravedono i primi trulli. Troviamo la cittadina di Carovigno, primo avamposto della serie di “borghi bianchi” che incontreremo sulla nostra strada, poi in Valle d’Itria, attraverso S. Vito dei Normanni, raggiungiamo Ceglie Messapica e Martina Franca. Subito dopo, due inevitabili deviazioni di pochi chilometri si rendono necessarie, rispetto al tracciato esposto sulla mappa, una per vedere la splendida orientaleggiante Cisternino e l’altra per ammirare la meravigliosa Locorotondo a pianta circolare.
Più avanti, annunciata dai trulli, disseminati sul percorso, ecco Alberobello e la sua vetrina di coni grigi e imbiancati. A qualche chilometro Noci, sul limitare della terra dei trulli, al confine di quella zona calcarea delle Basse Murge che porta alle famose Grotte, spettacolare complesso speleologico, e alla cittadina di Castellana Grotte. Ancora qualche chilometro, verso la costa, e si arriva a Polignano a Mare, maestoso promontorio che si apre su numerose grotte di un litorale spettacolare che conduce a Monopoli, antico villaggio di pescatori, il cui suggestivo centro storico costeggia il porto, la Cattedrale, il borgo Murattiano. Continuando, attraverso la zona di Capitolo, si avvistano le ampie spiagge di sabbia e poco oltre, nel territorio del comune di Fasano, l’importante sito archeologico dell’antica città greca di Egnazia e il suo Museo Nazionale. Riprendendo la SS 379 verso sud, Ostuni appare da lontano sulla dx come uno schizzo di bianco nel cielo azzurro, una macchia che via via che ci avviciniamo diventa sempre più luminosa. Così la città ci accoglie nella sua candida maestosità e ci invita, per la conclusione di questo fantastico viaggio, ad assaporare, insieme all’ospitalità e la passione pugliese, il meglio della cucina locale.
N.B. L’itinerario esposto si estende per circa 163 km attraverso numerosi borghi vicini tra loro, sebbene dislocati in zone territoriali diverse, alto Salento, Valle d’Itria, basse Murge. È il caso delle cittadine di Carovigno e Ostuni, rispettivamente punto di partenza e di arrivo del nostro percorso, distanti appena 8 km.
Carovigno *
Ab. 16.787, carovignesi; altezza: m. 161 s.l.m.; Provincia: Brindisi, mappa - info Turista.: Pro Loco, Corso Vittorio Emanuele – T.: 0831 99190; P.S. H.: Via Villafranca, Ostuni – T.: 0831 309111; Aeroporto del Salento, Contrada Baroncino, 72100 Brindisi - T.: 0831 4117406
L’origine messapica dell’antica Carvinia o Carbinia è confermata dai numerosi reperti archeologici rinvenuti nel suo territorio, dai resti delle antiche mura e della stessa acropoli. Subì la dominazione dei Tarentini dal 473 a. C. fino al 400 a. C. quando questi finirono nella sfera di influenza dei romani. Dopo la caduta dell’Impero romano d’Occidente fu integrata ai territori di Ostuni e contesa alternativamente da tutti gli invasori: Goti, Bizantini, Normanni, Svevi, Angioini, Aragonesi, Veneziani, Spagnoli, Austriaci e per finire dai Borboni. Tracce dell’epoca feudale sono rappresentate dal Castello Dentice di Frasso, risalente all'epoca normanna, poi ingrandito nel XV sec., e dai resti delle mura medievali uniti all’antica cinta messapica.
“Città della Nzegna”, Carovigno ricorda e onora la tradizione popolare legata al “gioco” della bandiera e agli sbandieratori a cui è dedicata una statua sulla rotonda, all’ingresso est, venendo da S. Vito dei Normanni. Un’altra statua è dedicata al “delfino cavalcato da un amorino che suona la cetra”, situata all’entrata ovest, provenendo da Ostuni, che simboleggia la presenza del delfino nello stemma cittadino.
Suggestiva è la passeggiata, dalla piazza principale, raccolta intorno all’antico edificio del Municipio, fino al Castello Dentice di Frasso, passando davanti alla Chiesa Madre e la corte del castello. Carovigno è chiamata la “Città salentina tra torri e mare” per la presenza di ben 14 torri difensive sulle sue meravigliose spiagge, da Torre Guaceto a Torre S. Sabina fino in paese. Il suo territorio, grande produttore di olio, è caratterizzato dalla presenza diffusa di oliveti, seminativi e ortaggi, è anche produttore del pomodoro fiaschetto.
In particolare, gli oliveti si distinguono per i terreni rossi su cui crescono, la loro accurata manutenzione e la meticolosa divisione degli appezzamenti realizzata con muretti a secco di pietra locale.
* articolo aggiornato a marzo 2024
Da vedere
- Castello Dentice di Frasso, posto nel punto più alto della cittadina, eretto tra XII e XV sec., è costituito da tre torrioni: una quadrata, una circolare e l’altra a “mandorla”, con un ampio e suggestivo cortile d’ingresso, dove oggi si svolgono manifestazioni ed eventi.
- Chiesa Madre, nel centro del paese, dedicata alla Madonna Assunta, più volte modificata risale al XIV sec. Conserva un magnifico rosone del XV sec. sul fianco destro e l’abside della navata sinistra.
- Chiesa di Sant’Anna, nei pressi del castello, del XVII – XVIII sec.
- Chiesa del Carmine, adiacente al palazzo comunale, con annesso ex monastero del Carmine “maggiore”, all’interno conserva pregevoli affreschi.
Ceglie Messapica
Ab. 18.826, cegliesi; altezza: m. 298 s.l.m.; Provincia: Brindisi, mappa - info Turista.: Questo indirizzo email è protetto dagli spambots. È necessario abilitare JavaScript per vederlo. – T.: 3206217419; P.S. H.: via Cappuccini – T.: 0831 377190; Aeroporto del Salento, Contrada Baroncino, 72100 Brindisi - T.: 0831 4117406
La fondazione della cittadina, secondo la tradizione, risale all’arrivo in Italia del popolo dei Messapi. I greci la chiamavano Kailia. Fece parte della Dodecapoli messapica, tra il 343 ed il 338 a.C. tentò di resistere alla egemonia della spartana Taranto. In epoca romana, chiamata Caelia era già decaduta. Nel periodo normanna diventò il feudo Castellum Caeje; durante quello svevo era nota come Celie de Galdo (Ceglie della Foresta). Dopo la caduta di Gallipoli, per mano degli angioini fu ceduta al feudatario Anselino de Toucy e successivamente passò sotto il dominio di varie signorie locali, fino al 1524 quando fu ceduta in permuta ai signori Sanseverino, i quali ampliarono il castello e fondarono il convento dei Cappuccini, sui cui resti sorge l’Ospedale Civile, e quello dei Domenicani, sede del comune fino al 2005. Altri signori subentrarono al potere fino a quando nel 1862 il territorio venne ereditato dalla famiglia Verusio.
Il territorio di Ceglie Messapica si estende da una parte, a nord-ovest dell’abitato, su dolci colline e terrazzamenti con muretti a secco, costellato da trulli e dall’altra, che scende verso la pianura salentina, da numerose forme carsiche come le doline, le grotte (tra cui la Cripta di S. Michele; le Grotte di Montevicoli), le lame. L’abitato si estende su due colli, uno occupato interamente dal centro storico in cui il Castello domina insieme alla Collegiata e gli edifici del XVIII e XIX sec. il borgo medievale, caratterizzato da vicoli stretti su cui si affacciano suggestive piccole abitazioni, scialbate con latte di calce, sviluppate su due livelli, massimo tre, con minute porte d’ingresso, piccoli balconcini ai piani superiori, scalinate esterne, particolari finestre con 4 piedritti sporgenti in corrispondenza degli angoli.
Da vedere
- Piazza Plebiscito con la Torre dell’Orologio rappresenta il cuore della cittadina. La Torre dell'Orologio è una costruzione della fine del XIX sec., a forma quadrangolare che si sviluppa su tre livelli per un’altezza di 12 m.
- Collegiata di Santa Maria Assunta, situata dove c’era l’antica acropoli, costruita agli inizi del XVI sec. e ampliata e ristrutturata intorno alla fine del XVIII sec., la facciata attuale si presenta in forme proto – neoclassiche.
- Castello di Ceglie Messapicao Castello ducale, di fronte alla Collegiata, rimaneggiato più volte, il nucleo centrale è di epoca normanna, al cui fianco fu eretta, successivamente, una torre quadrata tra la fine del XI sec. e l’inizio del XII sec.
- Chiesa di San Rocco, eretta sul punto più alto di una collina, intorno alla fine del XVI sec. La facciata è solenne in forme neoclassiche. L’interno è a tre navate che conferiscono all’insieme della chiesa una forma a croce.
- Chiesa di San Gioacchino, eretta intorno alla seconda metà del XIX sec., maestosa costruzione a pianta ottagonale coronata da una grande cupola. All’interno spiccano il pavimento in graniglia e alcuni pregevoli affreschi dell’epoca
- Porta Monterone, permetteva l’accesso da nord: Martina Franca, Cisternino e Ostuni;
- Porta di Giuso, permetteva l’accesso dalla parte est, oggi rappresenta l’entrata alla piazza Vecchia, un tempo centro del paese.
- Mura, dell’impianto di epoca medievale oltre le porte menzionate resta poco. Del sistema murario di epoca messapica sono visibili tre distinte cinte, una a ridosso dell’attuale centro abitato. Le altre sono situate fuori dal centro abitato sulla strada per Francavilla.
Martina Franca
Ab. 47.070, martinesi; altezza: m. 431 s.l.m.; Provincia: Taranto, mappa - info Turista.: Piazza Roma, 37 – T.: 0804 805702; P.S. H.: p. za S. Francesco da Paola, 1 – T.: 0804 835111; Aeroporto del Salento, Contrada Baroncino, 72100 Brindisi - T.: 0831 4117406
Le sue fondamenta risalgono al X sec. per opera degli abitanti di Taranto fuggiti alle scorrerie dei Saraceni. Nel XIV sec. fu ampliata dagli angioini che alzarono una cinta muraria e la proclamarono città franca. Dall’inizio del XVI sec. fino al 1827 fu un feudo dei Caracciolo.
Il nucleo storico della cittadina, prevalentemente barocco e rococò, si sviluppa all’interno delle mura ancora in parte visibili e si caratterizza per le vie strette e le strade nascoste, una specie di labirinto, e per le sue case sviluppate in senso verticale. Al pianterreno e i locali in parte interrati erano adibiti a bottega; il primo piano era organizzato con camino a zona giorno con cucina e sala pranzo, c’era l’imbocco per il pozzo che serviva anche a conservare gli alimenti, come un rudimentale frigorifero; il secondo piano è la zona notte con un balcone e una finestra che comunicano col tetto della casa, dove viene steso il bucato. Oltre l’arco di Sant’Antonio si alza il maestoso Palazzo Ducale, poi si raggiunge il vero e proprio cuore della cittadina, splendido e prezioso salotto rinascimentale, posto tra piazza Plebiscito, dove si staglia la maestosa chiesa barocca di S. Martino e la splendida contigua piazza Maria Immacolata. Una passeggiata nel tempo, ove non è semplice staccarsi, mentre la bellezza ritrovata lascia i segni nell’anima. Anche nel territorio martinese, i muretti a secco e i trulli costituiscono una peculiarità del luogo.
Da vedere
- Palazzo Ducale, residenza dei duchi Caracciolo, in piazza Roma, costruzione del XVII sec. coniuga forme del barocco leccese con influssi architettonici locali, all’interno pregevoli affreschi ornano le sale dell’Arcadia, del Mito e della Bibbia. Oggi è sede del Municipio.
- Basilica di San Martino, in piazza Plebiscito, eretta in forme barocche e rococò tra il 1747 e il 1785 sui resti di un’antica chiesa romanica risalente al XIV sec. Presenta una facciata a due ordine e il campanile appartenente alla chiesa precedente.
- Il Palazzo della Corte con la Torre dell’Orologio in piazza Plebiscito.
- Chiesa di San Domenico, costruzione del XV sec. in forme barocche.
Chiesa del Carmine, eretta intorno alla metà del XV sec. in stile barocco.
- Chiesa di S. Nicola, nel centro storico, eretta intorno alla fine del XIII sec. con facciata decorata a bugno e campanile a vela con archetti a tutto sesto del XV sec.
Cisternino, circa 11 km a est da Martina Franca,
Ab. 11.203, cistranesi; altezza: m 394 s.l.m.; Provincia: Brindisi, mappa - info Turista.: via Castello, 22 – T.: 3914387131 - Questo indirizzo email è protetto dagli spambots. È necessario abilitare JavaScript per vederlo.; P.S. H.: via Regina Margherita, 11 - T.: 0804 390612; Aeroporto del Salento, Contrada Baroncino, 72100 Brindisi - T.: 0831 4117406
Numerosi scavi e ritrovamenti nella zona provano che il territorio era abitato fin dal periodo Paleolitico, diventando sempre più popolato di insediamenti urbani nell’età del bronzo. Ingrandita nell’epoca romana, fu saccheggiata dai Goti e caduta in rovina. Nel medioevo, l’attuale centro, l’antica Cis - sturnium, rifiorì grazie all’opera dei monaci basiliani.
Situata nel centro della Valle d’Itria, col suo paesaggio circondato da dolci colline, segnate dai suggestivi muretti a secco, colorate dal verde dei campi e trapuntate dai magnifici trulli, è entrata a far parte dell’elenco dei borghi più belli d’Italia. Il borgo antico è un esempio di “architettura spontanea” che ha illuminato tante cittadine pugliesi, in cui edifici storici e religiosi si fondono in un unico disegno, articolati tra i vicoli stretti, le case scialbate di bianco latte di calce, i cortili ciechi con le scalette esterne.
Un intricato dedalo di viuzze, lastricate di tipiche e lucide “chianche” di pietra locale, che conducono, come in un gioco, da una parte all’altra del paese, il cui centro rimane la meravigliosa piazza Vittorio Emanuele II con la sua Torre dell’Orologio, alla quale si accede dalle entrate di Porta Picenne e Porta Grande, vicino alla Torre Normanna.
Da vedere
- Porta Piccenne, in piazza Mazzini
- Chiesa di San Cataldo, del XVIII sec., costruita all’esterno delle mura, in Corso Umberto.
- Palazzo Lagravinese, in Corso Umberto I, 98.
- Torre dell’Orologio, in p. za Vittorio Emanuele II.
- Torre Normanno Sveva o Torre di Porta Grande, in via S. Quirico, di epoca normanna XII – XIII Sec., costituiva l’ingresso principale della cittadina.
- Ponte della Madonnina, terrazza panoramica in via San Quirico.
- Chiesa di San Quirico martire, nella via omonima
- Chiesa di S. Nicola, piazza G. Garibaldi, costruzione del XIV sec., all’interno conserva pregevoli opere in pietra viva, un importante dipinto: la “Madonna del Cardellino” e un notevole organo a canne.
- Villa comunale, in piazza G. Garibaldi.
Locorotondo, circa 10 km a ovest da Cisternino e circa 6,5 km a nord da Martina Franca.
Ab. 13.904, locorotondesi; altezza: m 410 s.l.m.; Comune della città metropolitana di Bari, mappa - info Turista.: Pro Loco, p. za Vittorio Emanuele, 27 – T.: 0804 313099; P.S. H.: p. za S. Francesco da Paola, 1, Martina Franca - T.: 0804 835111; Aeroporto Internazionale Karol Wojtyla, Via Enzo Ferrari, 70128 Bari - T.: 0805 800200
Insediamento risalente al IX – VII sec. a.C. fondato probabilmente da coloni greci, probabilmente locresi, come indicano alcuni ricercatori. La cittadina attuale prese vita nel medioevo e la prima menzione della denominazione “casale rotondo”, inteso come agglomerato rurale, ampliatosi nel tempo, intorno alla chiesa di S. Giorgio, appartenente al feudo del Monastero dei Benedettini, risale alla fine del XIII sec. Alla fine del XIV sec. divenne feudo della famiglia Orsini del Balzo; intorno alla metà del XV sec., causa l’estinzione della famiglia entrò nel dominio di Ferdinando I di Napoli e successivamente sottoposta al dominio di diverse famiglie di nobili, come i Carafa che fecero erigere le mura e il castello, i Borrassa che nel 1645 cedettero il feudo ai duchi Caracciolo, i quali mantennero il dominio fino agli inizi del XIX sec., seguendo le sorti del regno borbonico.
Locorotondo è situato su un’altura a 410 m s.l.m. a dominare la Valle d’Itria, circondato da colline, grotte e doline, dove predominano vigneti e uliveti. Intorno al suo territorio numerose contrade e frazioni si raccolgono intorno ai caratteristici trulli, vicino alle pievi, attorno ai pozzi e ai piazzali. Il suo nome rappresenta la caratteristica forma circolare del suo centro storico, una fitta rete di case bianche disposte ad anelli concentrici intorno al Duomo di S. Giorgio. Dal 2001 è inserito nell’elenco “i borghi più belli d’Italia”. Un luogo del cuore, dove tutto è armonico, indimenticabile, per la sua forma avvolgente, gli stretti vicoli che si perdono tra le case accese di calce bianca, i piccoli balconi in ferro battuto ornati di fiori, le famose “cummerse” dai tetti spioventi costruiti con grigie “chiancarelle” di pietra.
Da vedere
- Chiesa di San Giorgio Martire, nel centro del paese, costruzione completata nel 1825 sui resti di due chiese precedenti, con pianta a croce greca e facciata in forme neoclassiche. A fianco si alza la Chiesa dell’Annunziata, costruita agli inizi del XIX sec., al posto di un antico oratorio risalente al 1633.
- Chiesa Madonna della Greca, nel largo omonimo, in forme gotiche, a tre navate, di cui non si hanno precisi riferimenti circa la sua fondazione, che probabilmente è antecedente al XVI sec.
- Chiesa dello Spirito Santo, in corso XX Settembre, eretta nel 1683.
- Chiesa di San Rocco, costruzione risalente alla seconda metà del XVI sec., più volte ristrutturata. L’ultimo ampliamento del 1872 ha cancellato la facciata originale.
- Palazzo Morelli, nella via omonima, esempio di architettura barocca.
- Palazzo comunale e Torre civica, oggi sede della Biblioteca civica. La costruzione risale al XVIII sec. e ospitava il Parlamento locale.
- Villa comunale, intitolata a G. Garibaldi, al di fuori delle odierne mura, davanti a piazza Dante, una delle entrate al centro storico, offre una magnifica vista sulla Valle d’Itria.
Alberobello
Ab. 10.280, alberobellesi; altezza: m 428 s.l.m.; Comune della città metropolitana di Bari, mappa - info Turista.: Pro Loco, via Monte Nero, 1 – T.: 0804 322822; P.S. H.: p. za S. Francesco da Paola, 1 Martina Franca - T.: 0804 835111; Aeroporto Internazionale Karol Wojtyla, Via Enzo Ferrari, 70128 Bari - T.: 0805 800200
L’insediamento abitato si sviluppò, all’interno della “sylva arbori belli”, nei primi decenni del XVI sec. per volontà del Conte Andrea Matteo III Acquaviva d’Aragona. Il conte introdusse nel territorio un certo numero di famiglie contadine, provenienti dal feudo vicino di Noci, per bonificare e coltivare quelle terre con l’obbligo di versargli la decima dei raccolti. Soltanto nel 1635 per volontà del conte Giangirolamo II, chiamato il Guercio delle Puglie, fu avviata l’urbanizzazione della selva e la costruzione di un raggruppamento di piccole abitazioni. Per evitare il pagamento dei tributi al vicerè spagnolo del Regno di Napoli, dovuto per l’edificazione di un nuovo centro abitato, secondo la legge “Pragmatica de Baronibus”, il conte fece costruire case solo con pietre a secco sulla via dell’antico fiume Cane, evitando la concentrazione dell’abitato. Il villaggio di Alberobello rimase feudo della famiglia Acquaviva d’Aragona di Conversano fino al 27 maggio 1797, quando il re Ferdinando IV di Borbone, su istanza di una delegazione di sette gentiluomini locali, emanò un decreto che lo elevava a città regia, seguendo le sorti del regno dei Borbone.
Oggi Alberobello è l’unico borgo pugliese nel quale esiste un intero quartiere di trulli, la Zona Monumentale, dove si susseguono disposti a schiera centinaia e centinaia di trulli, costituita dal rione Monti, che poggia su una collina dove si trova la chiesa a trullo parrocchia di Sant’Antonio e il Trullo Siamese, e dal Rione Aia Piccola, che si delinea scendendo verso il basso. In piazza Sacramento si staglia il caratteristico Trullo Sovrano, a due piani, il più alto di tutti. Dal 6 dicembre 1996 i trulli sono stati dichiarati dall’Unesco Patrimonio mondiale dell’Umanità.
Da vedere
- Zona Monumentale
- Museo del Territorio Casa Pezzolla, costituito da un complesso di trulli, contigui e comunicanti, che risalgono al XVIII sec.
- Basilica Santi Martiri Cosma e Damiano, edificata su una cappella antica risalente agli inizi del XVII sec., l’attuale costruzione con pianta a croce latina, in forme neoclassiche, risale alla fine del XIX sec.
Noci
Ab. 18.415, nocesi; altezza: m 420 s.l.m.; Comune della città metropolitana di Bari, mappa - info Turista.: IAT, piazza Plebiscito, 43 – T.: 0804 978889; P.S. H.: via Nazionale dei Trulli, 93 Fasano - T.: 0804 390111; Aeroporto Internazionale Karol Wojtyla, Via Enzo Ferrari, 70128 Bari - T.: 0805 800200
La fondazione di Noci risale all’epoca normanna, prima come casale poi, sotto la dominazione angioina, sul finire del XIV sec., ottenendo il riconoscimento di “universitas”, diventò un piccolo centro urbano, il quale con le sue mura costituì una forte attrazione nei confronti dei casali vicini, che così si spopolarono. Nel 1407 re Ladislao I di Napoli della famiglia d’Angiò - Durazzo concesse a Noci il rango di città regia sciogliendola dai vincoli feudali. Seguirono anni in cui il territorio subì la dominazione di varie famiglie nobili: dai Caldora, agli Orsini del Balzo, agli Acquaviva d’Aragona. Quest’ultima famiglia ne detenne il potere fino al 1806, anno in cui il regno di Napoli fu occupato dai francesi. Sotto il regno di Giuseppe Bonaparte furono soppressi gli ordini religiosi e le varie feudalità esistenti. Con la restaurazione Noci ritornò sotto i Borbone seguendone le sorti.
Quasi nascosta dalla macchia mediterranea, nell’estremità meridionale della Murgia dei Trulli, la cui particolarità è rappresentata da queste tipiche strutture rurali e dalle antiche masserie. La cittadina di Noci conserva intatta la sua bellezza artistica costituita da una suggestiva rete di vicoli e “gnostre”, piccoli spazi che si aprono nel centro antico, con tre lati chiusi e uno solo aperto verso la strada, suggestivi spazi parte pubblici e parte privati.
Da vedere
- Chiesa di Santa Maria della Natività, collegiata a tre navate del XIV sec. All’interno conserva numerose opere artistiche di carattere pittorico e scultoreo.
- La Torre dell’Orologio, di fronte alla collegiata, nella piazzza centrale del paese, completata agli inizi del XIX sec., oggi simbolo del borgo.
- Chiesa dei Cappuccini, all’interno conserva un dipinto del XVII sec. di Luca Giordano.
- Le Gnostre
Castellana Grotte
Ab. 19.360, castellanesi; altezza: m 290 s.l.m.; Comune della città metropolitana di Bari, mappa - info Turista.: IAT, piazza Plebiscito, 43 – T.: 0804 978889; P.S. H.: via Nazionale dei Trulli, 93 Fasano - T.: 0804 390111; Aeroporto Internazionale Karol Wojtyla, Via Enzo Ferrari, 70128 Bari - T.: 0805 800200
La fondazione dell’antica cittadina di Castellana risale all’epoca medioevale, nei primi anni del X sec., quando l’insediamento fu colonizzato dal monastero dei monaci di San Benedetto di Conversano, nel 1226 la gestione passa alle monache Cistercensi per concessione del Papa Clemente IV. Nel 1407 si affrancò dalla stretta feudale ottenendo dal re Ladislao d’Angiò il privilegio di città regia. Nel 1426 passò al dominio del ducato di Bari, poi agli Orsini del Balzo, agli Acquaviva, ai Borbone e al regno di Napoli di cui segui le sorti.
Nel 1938 furono scoperte le grotte, grazie alle quali la cittadina ebbe una svolta turistica ed economica; nel 1950 il nome del comune cambiò in Castellana Grotte.
Situata su un altopiano calcareo della Murgia dei Trulli e delle Grotte, Castellana Grotte è conosciuta soprattutto per il complesso carsico delle omonime Grotte a cui si deve la sua nuova denominazione. Si tratta di uno tra i più imponenti complessi speleologici scoperti in Italia. Il cuore del centro urbano a pianta medievale, con le sue stradine lastricate ancora da basolato di pietra calcarea che convergono in Largo San Leone Magno dove si staglia la cattedrale cittadina è davvero suggestivo. Sul resto delle vie del centro, all’esterno delle vecchie mura e delle torri, sviluppatosi tra il XVII e il XIX sec. su strade lunghe e parallele, si alzano edifici signorili, archi e case bianche.
Da vedere
Le Porte, consentivano l’accesso alla cittadina. Alcune non esistono più, sono state abbattute insieme alle mura per dare spazio all’ampliamento urbano della cittadina, altre come Porta Nuova, al termine di via G. Bovio, Porta delle Olive, all’imbocco di via Madonna degli Angeli, e Porta Péntimi, vicino alla chiesa di Santa Rosa, hanno resistito al tempo.
La Torre Nuova o Castello come oggi viene chiamata, sita in via Fratelli Bandiera, è un’imponente costruzione cilindrica risalente al XV sec., unica superstite dell’antica cinta muraria.
- Chiesa di San leone Magno, costruzione del 1383 su una precedente in stile romanico. L’interno a tre navate conserva pregevoli sculture, dipinti e affreschi.
- Chiesa di San Francesco d’Assisi, costruzione della metà del XVII sec. su una precedente del XIV sec. annessa al convento dei Frati Conventuali che oggi ospita il Municipio.
- Chiesa del Caroseno, costruita fuori le mura nel XVI sec. con facciata rifatta in forme barocche nel XVIII sec. L’interno è a navata unica con arcate a sesto acuto. Conserva tele del pittore castellanese Vincenzo Fato.
Polignano a Mare
Ab. 17.680, polignanesi; altezza: m 24 s.l.m.; Comune della città metropolitana di Bari, mappa - info Turista.: IAT, via Martiri di Dogali, 2 – T.: 0804 252336; P.S. H.: via Nazionale dei Trulli, 93 Fasano - T.: 0804 390111; Aeroporto Internazionale Karol Wojtyla, Via Enzo Ferrari, 70128 Bari - T.: 0805 800200
Nel suo territorio sono state rinvenute tracce umane risalenti al neolitico; altri ritrovamenti hanno convinto gli studiosi dell’esistenza di un sito risalente all’età del bronzo, che si sviluppò nel tempo grazie alla posizione e agli approdi naturali. L’approdo degli Iapigi, nel II millenio a.C. spinse gli abitanti dei villaggi limitrofi a trasferirsi nell’attuale centro della cittadina. Nell’epoca romana diventò un’importante stazione lungo la via Traiana che collegava Roma a Brindisi. Nel VI sec. passò sotto il dominio bizantino, poi sotto quello normanno fino al XIII sec. Con la dominazione angioina, XIII – XV sec, i rapporti commerciali crebbero e così lo sviluppo economico della città. Nel XVI sec. diventò un dominio veneziano, nel 1530 venne ceduta a Carlo V di Spagna e più avanti passò al dominio aragonese che diede maggiore impulso allo sviluppo mercantile e provvide a erigere opere a difesa della città. Durante la dominazione francese, agli inizi del XIX sec. il re Giuseppe Bonaparte abolì la feudalità. Dopo la restaurazione, il territorio di Polignano tornò sotto il dominio dei Borbone e ne seguì le sorti.
Il centro storico di Polignano a Mare è situato su una scogliera a picco sul mare Adriatico. Il suo territorio si caratterizza per la costiera alta e frastagliata, forata da suggestive grotte, fra cui la Grotta delle Rondinelle e sulla quale si formano numerose insenature come quella di Lama Monachile o Cala Ponte, la baia dei saraceni odierna, situata sull’antica via Traiana, da cui si coglie l’originale e unico panorama della cittadina.
Da vedere
- Arco Marchesale o Porta Grande, era l’unica via di accesso al centro del paese, oggi divide il borgo nuovo da quello antico, aprendo ai visitatori il centro medievale del paese.
- Chiesa Matrice, dedicata a Santa Maria Assunta, in piazza Vittorio Emanuele, costruzione della fine del XIII sec., più ristrutturata. La facciata in stile romanico – gotico presenta un portale del XVI sec. L’interno è a tre navate e conserva un pregevole coro ligneo del Seicento e importanti opere scultoree di Stefano da Putignano.
- La casa dell’Orologio, in piazza Vittorio Emanuele, di origine medievale.
- Chiesa del Purgatorio, costruita tra il 1714 e il 1767 su una preesistente cappella del XV sec., in stile barocco con campanile a vela sulla destra della facciata. Composta da una sola navata con volta a botte e da due cappelle laterali. Conserva pregevoli opere pittoriche.
- I terrazzi panoramici sul mare, seguono un percorso che si sviluppa tra vicoli e piazzette e permette ai visitatori di godere di una vista mozzafiato sul mare e sulla scogliera.
- Statua di Domenico Modugno, sul lungomare, pregevole opera dello scultore H. Mejer celebra il famoso artista locale nato nel 1928.
- porto turistico, in località San Vito, comprende anche una struttura alberghiera e centri benessere.
- Grotta Palazzese, la più suggestiva tra quelle che si aprono lungo la scogliera per i riflessi smeraldini del mare.
Monopoli (cfr. Puglia itinerario 1/2019)
Fasano
Ab. 39.867, polignanesi; altezza: m 24 s.l.m.; Provincia di Brindisi, mappa - info Turista.: APT, piazza Ciaia, 5 - T.: 0804 413086; P.S. H.: via Nazionale dei Trulli, 93 Fasano - T.: 0804 390111; Aeroporto del Salento, Contrada Baroncino, 72100 Brindisi - T.: 0831 4117406
La cittadina di fasano deve la sua origine al Casale di Santa Maria di Fajano fondato agli inizi dell’XI secolo per l’arrivo di una parte della popolazione che aveva abbandonato Egnazia, importante porto romano sulla via Traiana, decaduto lentamente con la caduta dell’Impero romano d’occidente. Intorno alla metà del XIV sec. diventa feudo dei Cavalieri di Malta e tra mille traversie e conflitti alla fine del XVIII sec. raggiunge i 7.000 abitanti e contribuisce alla rivoluzione partenopea. Con la Restaurazione rientra nei domini del Regno di Napoli e ne segue il destino.
Fasano sorge su una pianura a 5 chilometri dal mare Adriatico; il suo territorio segna il confine fra il Salento e le Murge di sud ovest. L’abitato è circondato da colline che si estendono fino alla Selva di Fasano, ricche di lecci, querce, vigneti e alberi da frutta, mentre la zona costiera di Savelletri è costituita da scogliere e calette di sabbia. Il suggestivo centro storico è costituito da strette viuzze dipinte in calce bianca che insieme alle chiese e agli aristocratici edifici offrono una scenografia davvero suggestiva, la quale culmina con la bianca piazza Ciaia che divide i due corsi principali rivestiti anch’essi di chianca locale.
Da vedere
- Chiesa di San Giovanni Battista, chiesa matrice della città, nel largo omonimo, costruita tra il XIV e il XVIII sec. in forme tardo rinascimentali su un tempio preesistente. Più volte restaurata, presenta, a sinistra della facciata, un campanile alto 34 m a 3 piani in stile barocco. L’interno è a croce latina a tre navate, coronato da una cupola. Conserva notevoli affreschi e dipinti di artisti locali
- Chiesa di Santa Maria della Grazia, in via Santa Teresa, la più antica della cittadina, eretta probabilmente intorno alla fine del XVII sec.
- Palazzo del Balì, in piazza Ciaia, castello residenza del Balì dei Cavalieri di Malta, oggi sede del Municipio.
- I portici delle Teresiane, antico convento di carmelitane di clausura del XVII sec., oggi diventato galleria commerciale e luogo di ritrovo. A lato si trova la chiesa di Maria Santissima del Rosario, costruzione risalente alla metà del XVII sec. integrata all’ex convento a navata unica, ospita alcune sculture, dipinti di scuola napoletana e un grande affresco che raffigura la Pentecoste.
- Torrione delle Fogge, posto a difesa della porta sud della città, è l’unica torre rimasta delle quattro che costituivano insieme alle mura la cinta difensiva.
Ostuni
Ab. 30.277, ostunesi; altezza: m 218 s.l.m.; Provincia di Brindisi, mappa - info Turista.: Corso Mazzini, 8 - T.: 0831 339627; P.S. H.: via Villafranca - T.: 0831 302590/309111/ 309238; Aeroporto del Salento, Contrada Baroncino, 72100 Brindisi - T.: 0831 4117406
Nell’area di Ostuni numerose sono le testimonianze di rinvenimenti di reperti archeologici, tra tutti la scoperta della “donna di Ostuni”, gestante di circa 20 anni, risalente a circa 28.000 anni fa. Il primo insediamento urbano fu fondato dai messapi, intorno al VII sec. a. C. Nel III sec a. C, con la conquista romana, l’abitato fu chiamato “Sturninum”. Dopo la caduta dell’Impero romano d’Occidente, benché difesa dai bizantini, subì le scorrerie degli Ostrogoti, dei Longobardi, dei Saraceni, i quali nell’876 elevarono la città a diocesi. Tra l’XI e il XII sec. subì la dominazione normanna che integrò il territorio nella contea normanna di Lecce e nel Principato di Taranto e Brindisi. Con gli svevi Ostuni ottenne un evidente sviluppo. Federico II di Svevia la liberò dai vincoli feudali promuovendo il suo castello tra le principali fortezze del regno in Apulia. Sotto gli Angioini furono costruite nuove fortificazioni e fu dato impulso alla creazione della particolare conurbazione difensiva e arroccata del borgo medievale. Con gli Aragonesi fu completata l’opera di fortificazione delle mura con la costruzione di nuove cinta murarie e torrioni circolari. Agli inizi del XVI sec. diventò un dominio del Ducato di Bari di Isabella d’Aragona che concesse alla città molti privilegi dando inizio al periodo d’oro della città. Un lieve declino della città si verificò nel XVII sec., quando Filippo IV d’Asburgo fu obbligato a cederla agli Zevallos, famiglia di commercianti, per debiti contratti durante la Guerra dei trent’anni. Con l’arrivo dei Borbone la città rifiorì e si espanse ulteriormente.
Ostuni sorge ai confini sudorientali delle Murge con l’alto Salento e si estende su tre colli. Definita la “Città Bianca” per l’aspetto del suo nucleo più antico, conserva un centro storico a pianta ovoidale con struttura urbana altomedievale e i resti delle mura angioine. È una città dagli splendidi panorami, “dove ogni casa è un belvedere”, ogni finestra è ornata di fiori, dove i balconi si affacciano su una pianura infinita colma di ulivi che la separano dal mare vicino. Nel borgo antico tutto è bianco; le case affastellate, i passaggi, le scalinate, gli archi, i muri, le chiese si susseguono in una rete di vicoli stretti come in un presepe. Uno scenario che sprigiona un fascino particolare che conquista ogni viaggiatore, ipnotizzato dalla luce della sua bellezza.
Da vedere
- Piazza della Libertà, cuore pulsante della città, ristrutturata nel corso del XIX sec., a forma triangolare, intorno ad essa si affacciano, nell’ex monastero francescano, il Palazzo Municipale, la chiesa di S. Francesco d’Assisi, ristrutturata nel XVII sec. in forme barocche, e la colonna barocca, in pietra decorata, dedicata a Sant’ Oronzo alta circa 20 m.
- Concattedrale, dedicata a Santa Maria dell’Assunzione, in via Cattedrale, eretta nel XV sec. dalle diverse forme, dal romanico pugliese al barocco, con la facciata in stile tardo gotico, un pregevolissimo rosone centrale e i portali scolpiti. L’interno, a croce latina, presenta tre navate e risulta diviso da colonne di forma settecentesca.
- Palazzo Vescovile e vecchio seminario si stagliano uno di fronte all’altro, nella piazzetta della Cattedrale a fianco della chiesa, uniti dall’arco Scoppa, un elegante balcone barocco.
- Chiesa di S. Vito martire, in via Cattedrale, in puro stile barocco leccese della metà del XVIII sec., alla quale è annesso il monastero delle Carmelitane. La chiesa presenta una pregevole facciata, all’interno conserva un interessante pulpito ligneo del ‘600. Adiacente si trova il Museo di Civiltà Preclassica della Murgia meridionale, tra i tanti importanti reperti archeologici custodisce il calco della Donna di Ostuni, gestante con feto risalente a circa 27.000 anni fa.
- Le mura aragonesi rafforzate da torrioni circolari sono ben visibili su un lungo tratto della città vecchia, insieme alla Porta S. Demetrio del XV sec. sul lato est della città e Porta Nova del XV sec., sul lato ovest.
- I portali barocchi scolpiti nella pietra locale, ne esistono numerosi, tra cui quello di palazzo Falgheri, in via A. Giovine, 27; quello rococò di palazzo Bisantizzi, in via Petrarolo 34 - 36
- La chiesa di Santa Maria del Carmine, in via Giosuè Pinto, con pregevole facciata in forme barocche.
- Chiesa della Madonna della Grata, circondata da giardini e orti.
- Chiesa dell’Annunziata, nella parte nuova della città, costruzione della fine del XII sec. trasformata in stile barocco nel 1668 dai frati Riformati. All’interno custodisce preziosi tesori d’arte.