Sardegna, itinerario n. 2/2020
Nella Sardegna nord - occidentale, verso la valle dei nuraghi e i preziosi siti archeologici della Penisola del Sinis.
Itinerario: Sassari - Tharros, in tre tappe.
Località: Sassari - Macomer - Oristano - Tharros.
Stagione: Tutte, Tempo: 5 giorni, Lunghezza: Km. 140.
I) Sassari
II) Sassari – Macomer, km 70, circa h. 0,48’
III) Macomer – Oristano - Tharros, km 70, circa h. 1,02’
Lo storico Pausania descrive la Sardegna come la più ricca e felice isola di tutto il Mediterraneo.
L’isola fu abitata da tempi remoti e le civiltà si alternarono, sovrapposero lasciando evidenti tracce in tutto il territorio.
L’itinerario coniuga la visita alle chiese di stile pisano con i resti della civiltà nuragica per finire nella città fenicia più importante della Sardegna.
È un itinerario ricco di paesaggi e di vestigia importanti, che rinnovano ogni volta l'entusiasmo per la scoperta, per la stupefacente sensazione di mistero che affiora sempre davanti ai maestosi siti nuragici ed alla bellezza delle testimonianze archeologiche di Tharros, dove si conclude il nostro viaggio.
Sassari
Ab. 126.641, sassaresi; altezza: 225 m. s.l.m.; provincia: Sassari; mappa - Info Turista.: Via Camillo Benso Conte di Cavour, 65, - T.348 685 9157 ; P.S.H.: Viale S. Pietro, 43 / B – T.: 079 283 0626
Sassari è una città "giovane", che risale alla fine del Medioevo, probabilmente fondata dagli abitanti della costa che si spostarono nell’entroterra per sfuggire alle incursioni dei pirati saraceni che venivano dal mare. Fu l'ultima capitale del Giudicato di Torres, nel 1294 divenne libero Comune, confederato a Genova (dopo un primo periodo filo-pisano). Nel 1323 la Sardegna passò agli aragonesi grazie alla concessione elargita da Papa Bonifacio VIII. Nel 1479 la città di Sassari, insieme a tutta l'isola, passò sotto il dominio spagnolo. Agli inizi del '700, in seguito alle vicende della guerra di successione spagnola, Sassari conobbe per alcuni anni la dominazione austriaca. Successivamente, dopo essere ritornata per un breve periodo agli spagnoli, la città di Sassari, con tutta la Sardegna, passò al Piemonte e ai Savoia in conseguenza del trattato di Londra del 1718 seguendone i destini politici.
Il centro storico è rimasto medievale con alcune tipiche caratteristiche lasciate dalla dominazione spagnola, mentre la parte moderna della città si è sviluppata con pianta regolare a scacchiera. Il centro urbano è circondato da coltivazioni ortive, uliveti e boschi che conferiscono l’aspetto paesaggistico caratteristico di questi luoghi.
Da vedere
- Corso Vittorio Emanuele II, via principale della città, divide il suo territorio: a Nord, la parte più pulsante con negozi e locali vari; a sud il nucleo storico con gli edifici religiosi, come la rinascimentale Chiesa di Santa Caterina. e la Chiesa di Sant'Andrea. Sul corso si incontra la centrale Piazza Castello, collegata alla Piazza d’Italia, il salotto cittadino per eccellenza, circondata da notevoli edifici del XIX sec., dove si stagliano il Palazzo della Provincia e il neo-gotico Palazzo Giordano. Il Corso termina aprendosi su Piazza S. Antonio, dove sorgeva l'antica porta Sant'Antonio, distrutta nel 1866. Nella piazza si erge la chiesa di Sant'Antonio Abate e la famosa Colonna di E. Tavolara del 1954, che attraverso vari bassorilievi racconta la storia della città.
- Fontana del Rosello, in via Col di Lana, vicino a via Rosello, una delle strade più pittoresche di Sassari dove si trovano le botteghe artigiane e i negozi di gastronomia locale. La fontana è uno dei simboli della città, opera simbolica genovese del 1606.
- Duomo, Cattedrale di San Nicola, nella piazza omonima, costruzione eretta a cominciare dal 1200 e completata nel XVIII sec., in molteplici stili, con l’imponente facciata in forme barocche, la cupola semisferica e i doccioni laterali che richiamano lo stile gotico, e l’alto campanile che si staglia a sinistra, alla cui base restano ancora i segni delle forme romaniche. Dietro la cattedrale si trova il Palazzo del Comune, costruito tra la fine del XVIII sec. e l’inizio del XIX sec.
- Palazzo Ducale, vicino al Duomo, edificio costruito tra la fine del XVIII e l'inizio del XIX sec., oggi è la sede del Municipio.
- Museo nazionale Sanna, in viale Umberto I, comprende una sezione archeologica, quella etnografica e la pinacoteca.
- Mura, costruite nel XIII sec.,si alzavano intorno alla cittàintervallate da 36 torri di cui sono rimaste soltanto sei, tra cui l’unica torre tonda, chiamata Turondola, raggiungibile da Piazza Università.
- Parco di Monserrato, nella periferia sud, situato in una conca naturale e attraversato da numerosi viali.
- S. Maria in Bethlem, lungo il corso Vico, costruzione del tardo XIII sec., successivamente trasformata nel XV sec., conserva la facciata romanica con il meraviglioso rosone.
- S. Pietro in Silki, posta in periferia a ovest del centro storico, in via delle Croci, con annesso il convento dei frati francescani. L’edifico risalente al XI sec. fu ricostruito in stile romanico nel XIII sec. e successivamente, tra il XV e il XVII sec. in stile gotico.
Macomer
Ab. 9.861; macomeresi; altezza: 561 m. s.l.m.; provincia: Nuoro mappa - Info Turista.: Piazza Due Stazioni, 2 - T.0785 71786 ; Guardia Medica: Nuraghe Ruiu tel. 0785 222360
Il complesso nuragico di Santa Barbara e quello di Tamuli, le numerose tombe di giganti, le domus di Filigosa e una moltitudine di rovine nuragiche sparse per il territorio, testimoniano che l’insediamento fu abitato fin dalla più remota antichità. Prima fu un insediamento punico, nel 238 a.C., sotto il dominio romano, Macomer mantenne la sua importanza strategica in qualità di luogo di passaggio obbligato tra il nord e il sud dell'isola. Nella città rimangono alcune tracce della dominazione Bizantina, come le chiese della Nostra Signora d'Itria e di Nostra Signora del Soccorso e la Chiesa di Santa Barbara arroccata sul Monte Manai oggi in rovina. Nel 1259, Macomer passò al Giudicato d’Arborea. Nel 1720 la Spagna perse definitivamente il controllo sull'Isola, che passò sotto il dominio dei Duchi di Savoia, poi al Regno di Sardegna e al Regno d’Italia.
Le case del centro storico richiamano l’urbanizzazione voluta dagli spagnoli. Tutt’intorno l’abitato è circondato dal verde dei boschi, dagli altopiani di Campeda e di Abbasanta, con la catena del Marghine e il Monte di S. Antonio
Da vedere
- Chiesa di San Pantaleo, costruzione del XVI sec., in stile gotico - catalano, domina la piana del Campidano.
Oristano
Ab. 31.731; oristanesi; altezza: 9 m. s.l.m.; provincia: Oristano mappa - Info Turista.: Piazza Eleonora, 18 - T.0783 3683210 consultare il sito gooristano.com; P.S.H.: Via Rockefeller – T. 0783 320101
Antica stazione romana, la cui fondazione risale all’incirca alla fine IX sec., quando la popolazione della vicina Tharros vi si rifugiarono per sfuggire alle incursioni dei saraceni. L'antica Aristanis fu la capitale del giudicato di Arborea, il più duraturo dei quattro regni rappresentati dai Quattro Mori sulla bandiera dell'isola. Tra il XIII e il XV sec., raggiungendo la sua massima fortuna, poi con la dominazione spagnola cominciò la decadenza fino alla all’avvento della dominazione sabauda.
Città di notevole rilevanza artistica che si sviluppa nell’entroterra del golfo omonimo, presso la foce del Tirso, a nord della pianura del Campidano. A circa 9 km dal mare Oristano, erede diretta dell’antico centro di Tharros, si erge a difesa ideale dei suoi tesori: dagli altipiani alla vasta pianura campidanese; dalla fertile campagna alle attive pescherie; dal mare ai siti archeologici.
Da vedere
- Porta di Mariano II, Torre S. Cristoforo, in Piazza Roma, costruzione del 1290, è quanto rimane, insieme ad alcuni resti dell’antica cinta urbica, delle mura difensive erette nel 1291.
- Piazza Eleonora, fulcro incontrastato della città, dedicata a Eleonora d’Arborea, importante figura femminile che governò come giudice alla fine del XIV sec., organizzando la resistenza contro il dominio aragonese e promovendo la Carta de Logu (tra i primi codici scritti, trattava norme di diritto penale e civile, regole che riguardavano l’amministrazione e diverse procedure). Sulla piazza si affacciano: il Palazzo degli Scolopi, sede del Comune; Palazzo Corrias – Carta; palazzo Mameli; al centro si trova la statua a Eleonora d’Arborea.
- Cattedrale di S. Maria Assunta, Duomo della città, eretta nel centro storico, è una ricostruzione del XVIII – XIX sec., in stile barocco, di una chiesa del XII sec. andata distrutta durante un assedio. Costituisce insieme al Seminario e all’Episcopio un imponente complesso architettoico.
- Chiesa di S. Francesco, in via S. Antonio, nel centro della cittadina, chiesa del XIII sec. riedificata nel XIX sec., conserva alcuni elementi gotici, sebbene la forma attuale è interamente neoclassica.
- Pinacoteca – Hospitalis Sancti Antoni, nel Palazzo del vecchio ospedale giudicale del XIV sec., dedicata a Carlo Contini, il più conosciuto artista di Oristano del XX sec., ospita la biblioteca e il Museo della terracotta.
- Antiquarium Arborense, in Piazza Corrias, nel Palazzo Parpaglia, raccoglie materiali provenienti dai siti archeologici della zona di Cabras e di Tharros
Tharros (comune di Cabras)
Posta all’estremità della penisola del Sinis, sul capo S. Marco, di fronte alla parte settentrionale del golfo di Oristano, era già popolata nella prima età del ferro, IX – VIII sec. a.C., come centro commerciale perché favorita dalla posizione che forniva un doppio approdo sull’uno o sull’altro lato della stretta penisola. Tharros divenne col passare del tempo una città - stato fenicia, quindi sotto i cartaginesi, intorno alla fine del VI sec., il già fiorente porto ebbe ulteriore impulso. Nel 238 a.C. fu sottomessa ai romani successivamente alla prima guerra punica. In età imperiale fu realizzato un rinnovamento urbanistico con la costruzione delle terme, dell' acquedotto e la sistemazione della rete viaria con lastricato in basalto. Con la caduta dell’Impero Romano d’Occidente subì l’invasione dei vandali e poi il dominio dei bizantini. Furono, però le scorrerie dei pirati saraceni e probabilmente fenomeni di bradisismo, una parte della città è sotto il livello del mare, a determinare intorno al 1050 l’abbandono della città. Resta ancora l’antico detto "e sa cittad'e Tharros, portant sa perda a carros", letteralmente "dalla città di Tharros portano le pietre a carri ", a dimostrazione del fatto che Oristano venne fondata con i resti materiali dell'antica colonia fenicia.
Da vedere
- L'area archeologica, museo a cielo aperto, delimitata da ciò che rimane delle fortificazioni puniche a tre linee difensive, di cui resta ancora la III linea, costruita con blocchi di basalto e due porte minori. Adiacente è situato il Tophet, il più importante santuario fenicio – punico della città, dove secondo le scritture venivano sacrificati agli dei i figli primogeniti. Più avanti si trova il Tempio di Demetra e Kore, un tempio romano eretto su un santuario punico. A sinistra del Cardine Massimo è posto il Tempio delle Gole in stile greco – egizio, particolare dell’età ellenistica. Più avanti l’importante complesso termale e il Castellum Acquae, grandiosa cisterna per la distrubuzione dell’acqua all’interno del villaggio. Salendo verso il colle S. Giovanni si individuano numerose vestigia e templi fino alla cima dove si alza la Torre di S. Giovanni, del XVI sec., costruita per volontà di Filippo II di Spagna. Sulla zona meridionale della città, lungo l’istmo è posta la necropoli. A breve distanza, verso nord, si alza la Chiesa di S. Giovanni di Sinis, costruita in pietra arenaria nel VI sec., in stile bizantino, poi ristrutturata tra il IX e il X sec. Molti manufatti ritrovati durante le varie campagne di scavi sono visibili nei musei vicini di Cabras e Oristano, rispettivamente: Museo archeologico comunale Giovanni Marongiu di Cabras e l’Antiquarium arborense di Oristano. Altri nel Museo archeologico di Cagliari e presso il British Museum di Londra.